Impatto territoriale

Le attività previste hanno come target finale due dei maggiori ordinamenti produttivi della regione: quello olivicolo e vitivinicolo

Le attività previste hanno come target finale due dei maggiori ordinamenti produttivi della regione: quello olivicolo e vitivinicolo. L’olivicoltura è una costante del paesaggio; la superficie investita si attesta sui 160 mila ettari (Istat), pari al 13% del dato nazionale, rendendo la Sicilia il terzo produttore italiano dopo la Puglia e la Calabria, Di questi 160 mila ettari, ben 16.000 sono in bio. Circa il 65% della superficie totale risulta concentrata in quattro province e più precisamente: in quella di Messina, Agrigento, Palermo, e Trapani. La vitivinicoltura ha invece assunto un particolare peso a livello nazionale. In Sicilia la superficie destinata alla coltivazione della vite si attesta sui 165 mila ettari (Istat). Trapani e Agrigento hanno una predominanza in termini di superfici investite (41% e 23% circa su 100%), seguite da Palermo (13%). La Sicilia è la regione con la maggiore superficie coltivata a vite del Paese, con circa il 17% della SAU (Superficie Agricola Utilizzata) nazionale.

Si stima che una percentuale compresa tra il 30% e il 40% della produzione delle specie coltivate a livello mondiale venga persa annualmente a causa di stress biotici e che una buona parte di tale incidenza sia dovuta ai patogeni di natura batterica e fungina.

La possibilità di ridurre e controllare l’incidenza di questi fattori potrebbe contribuire in modo significativo a stabilizzare o ad aumentare le rese correnti. Molte piante sintetizzano normalmente un gran numero di sostanze chimiche aventi proprietà antifitopatogene, e pertanto possono rivestire un interesse applicativo nella difesa delle colture agrarie.

Oggi lo studio dell’attività inibitrice di sostanze vegetali sulla crescita di microrganismi fitopatogeni rappresenta una delle linee più promettenti della ricerca in questo settore produttivo.

In Regione Siciliana sono noti diversi patogeni che negli ultimi anni hanno creato non pochi problemi alle attività produttive; basti citare a titolo di esempio il deperimento e moria del noce da Phytophthora spp (nell’arco di quasi 20 anni sono state diagnosticate e studiate 7 diverse specie di Phytophthora di cui la P. cinnamomi è risultata la specie più diffusa e virulenta).

L’effetto catastrofico del batterio Xylella fastidiosa sulle coltivazioni di olivo e le numerose patologie dovute a diverse specie di “Fusarium” sulle coltivazioni di pomodoro sono altri esempi di problematiche che necessitano di una soluzione efficace ed ecocompatibile. Nell’ambito di una indagine condotta allo scopo di individuare residui da cui estrarre principi attivi aventi un’azione inibitrice contro diversi fitopatogeni, sono stati ritenuti interessanti i dati sperimentali sulla presenza di tali molecole (fenoli, terpeni, glucosidi) nelle bucce di castagne, nelle acque di vegetazione e nelle foglie di olivo. La possibilità di utilizzare tecniche di estrazione innovative, efficienti e non inquinanti per l’ambiente, nonché l’opportunità di reperire a basso costo ingenti quantità di residui agroindustriali, potrebbero rendere conveniente l’estrazione di princìpi attivi da impiegare nella difesa delle piante contro malattie da fitopatogeni.